Piazza S. Pietro, 04026 Minturno LT

I Vescovi titolari

Il VESCOVADO DI MINTURNO

E’ a tutti nota l’importanza che ha avuto la città etrusco-romana di Minturnae, sull’Appia, al passaggio del Liri custodito da una torre ( la turris Gariliani) demolita per la costruzione del ponte pensile di ferro, solennemente inaugurato da Ferdinando II nel maggio del 1832: se ne ammirano notevoli avanzi, quali il teatro, adibito da oltre un decennio a spettacoli serali estivi, il tempietto della ninfa Marica , colonne di templi, l’anfiteatro (dissepolto) nella contrada Urlasci, nome che ne rileva l’esistenza, il maestoso acquedotto.

Dal traghetto sul fiume dopo la distruzione del ponte romano prese il nome il vicino borgo in collina, la traiectana o traiectensi civica, Traetto, che è Minturno dal 1879.

Questa terra è stata diocesi, che si deve considerare fra le più antiche della Campania, trovandosi il suo vescovo Celio Rustico alla fine del V secolo (496).

Ecco quel che hanno scritto nel secolo scorso due eruditi locali, appartenenti al clero. Il primicerio Gaetano Ciuffi nelle Memorie storiche ed archeologiche della città di Traetto, Napoli 1854, dedica all’argomento la “ Memoria quarta: intorno all’ Insigne Collegiata ed arcipretale chiesa di San Pietro Apostolo di Traetto”, pag.107 sgg.: ricorda il vescovo Talaro, che intervenne al concilio romano convocato da papa Leone IV nell’853, Giorgio al concilio romano contro l’arcivescovo ravennato nell’861, Andrea nel 954.

Più ampiamente ne discorre il canonico Francescantonio Riccardelli in Minturno e Traetto. Svolgimenti storici antiche e moderni, Napoli 1873, nel capitolo “ Del vescovado di Traetto”, pag, 303 sgg., citando Leone 840, Talaro 850 e parecchi altri vescovi.

Secondo Girolamo Gattola fiorì Leone intorno all’840 al tempo di papa Gregorio IV.

Con l’incursione saracena dell’881 cessarono i vescovi minturnesi, che ritornarono dopo la disfatta dei musulmani avvenuta nel 915 per opera della Lega cristiana guidata dal papa battagliero Giovanni X, trovandosi negli anni 992 e 999 Andrea vescovo di Traetto (morto verso il 1014).

Adunque l’esistenza dei vescovi nei secoli IX e X è attestata da Leone 840 – Talaro 853 – Giorgio 861    – Andrea 992 e 999.

Forse dopo il 999 il vescovado di Minturno fu aggregato a quello di Gaeta.

Vogliamo ribadirne l’esistenza.

Alla metà del VI secolo Goti e Longobardi scorrazzavano per la terra Auruca devastandola. Ebbene, Gregorio Magno,nel primo anno del suo pontificato (590) trovando la chiesa minturnese  del tutto priva di clero e di popolo (funditus desolata), ne affidò l’amministrazione al vescovo di Formia Bacauda o Bacanda, scrivendo: “quoniam invenimus ecclesiam Minturnensem plene destitutam clero et populo”

(Ep. I, 8°: Jaffè. I, 1075)

Poi, per oltre due secoli, il silenzio delle fonti. Si arriva all’anno 839 in cui si trova Leone vescovo di Minturno e Castro Leopoli: “ Leo episcopus sancte Menturnensibus cibitati et kastri Lepoli; alla fine del secolo seguente (anni 992 e 999) Andreas ep.Trjecti, civitatis triiecto, Andream venerabilem episcopum sancte traiectane ecclesie ( così nel Tabularium Casinense. Codex Cajetanus, to. I pars I, pp. 11, 166-167, 189-190).

Riassumendo, diciamo:

  • Celio Rustico il primo vescovo di Minturno secondo le fonti storiche: fu nel 499 al concilio romano del papa Simmaco. Gelasio I in una lettera del 496 lo incarica insieme col vescovo Fortunato di Sessa di volere esaminare se il vescovo di Forum Popilii (loro vicino), presso Carinola, fosse affetto di mal caduco. Allo stesso Rustico e allo stesso vescovo di Sessa, Gelasio invia due lettere, in datadel 496 con l’incarico di comporre una vertenza scoppiata nella diocesi di Forum Popilii  tra il vescovo, il clero e il popolo;
  • Anonimo: dalla falsa epistola di papa Silverio a Virgilio appare un “episcopus minturnensis”:
  • Talaro: vescovo di Minturno, fu il padre di Papa Adriano II e intervenne al concilio romano dell’853 celebrato sotto Leone IV, nel quale fu deposto Anastasio cardinale di S. Marcello: tra i numerosi vescovi partecipanti appare: “Talarus episc. Minturnensis.
  • Giorgio: fu presente al concilio romano dell’861 in Roma sotto Nicolò I, contro Giovanni arcivescovo di Ravenna. Vi parteciperanno molti vescovi dell’Italia Centrale, tra i quali “ Georgius Traiectanus” che firma dopo il vescovo di Segni.
  • Il Vescovado di Minturno dura fino ad Andrea, ultimo suo vescovo documentato nel 992 e nel 999, morto dopo il Mille: quindi la diocesi di Traietto fu unita a quella di Gaeta, retta in quel tempo da Bernardo.

Nel secolo IX i vescovi di Formia si trasferirono a Gaeta, ciò portò la rinascita della diocesi di Minturno. I suoi vescovi – ripetiamo – furono presenti ad alcuni concili celebrati in Roma e ne firmarono gli atti, alcune volte con la qualifica di vescovo di Minturno, altre volte con quella di vescovo di Traietto.

          Il nostro umanista Antonio Minturno, vescovo di Ugento e poi di Crotone  

          (Cotrone dal 1928) morto il 1574, ha scritto una Cronologia de episcopis 

          Minturnensibus et Trajectensibus, stampata in Napoli presso F. de Gennaro

          nel 1570. Sarebbe opportuno ricercarla.

Con la nomina di Mons. Piergiuliano Tiddia cui diamo il benvenuto, si è voluto richiamare in vita il Vescovado di Minturno.

Noi ne siamo assai lieti, grati all’Autorità Ecclesiastica per il ricordo della Cattedra minturnese, della quale è degna erede la monumentale chiesa di San Pietro Apostolo che, oltre le antiche strutture venute in luce recentemente, si orna di un cero pasquale del 1264, di un ambone cosmatesco, di una cappella barocca del 1587.

 Prof. Angelo De Santis

 

Bibliografia:

P:F: Kehr. Italia Pontificia, VIII Regnum Normannorum – Campania, Berlino 1935, pp. 97 – 99;

Lanzoni, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604) I, Faenza 1967, pp. 165 e 185;

MGH (Monumenta Germaniae historica), Autores antiq., XII, 399;

Mansi, Conciliorum amplissima collectio, IX, coll. 6 – 7; XIV, col. 1020; XV, coll. 597 – 606 ( Venezia 1769): la firma del vescovo è a col. 606;

Gams, series episcopo rum Ecclesiae catholicae, ratisbonae 1875, p. 880;

G.Cappelletti, Le chiese d’Italia, XXI, 337, il quale segue l’Italia sacra dell’Ughelli